W. Crivellin e B. Signorelli (a cura di)
Per una storia della Compagnia di San Paolo (1563-1853) – Vol. II
Il saggio d’apertura, firmato da Laura De Fanti, è dedicato alle scelte e agli orientamenti seguiti per la costituzione de Il patrimonio artistico della Compagnia di San Paolo. Emerge l’appoggio costante alla costruzione e all’abbellimento della chiesa dei Santi Martiri, in particolare per quanto riguarda la Cappella dedicata a san Paolo, con la tela di Federico Zuccari. Il tempio, grazie al legame della Compagnia con i gesuiti, fu edificato nell’Isola di San Paolo, accanto al Monte di pietà e all’Oratorio paolino. Qui si formò nel tempo la quadreria, iniziata con l’opera di Alessandro Ardente raffigurante La caduta di San Paolo e proseguita con la grande operazione di cui fu regista Emanuele Tesauro. Il ciclo si componeva di una serie di dipinti raffiguranti episodi della vita dell’apostolo, opera di pittori quali Caravoglia, Sacchetti, Dauphin e Andrea Pozzo.
Ne La costruzione della nuova sede della Compagnia di San Paolo nell’isolato San Felice (1701-1704), Bruno Signorelli analizza il trasferimento della sede della Compagnia dall’isolato di San Paolo, deciso alla fine del XVII secolo per dotare i paolini, in continuo incremento, di un Oratorio più spazioso e per creare una nuova sede per il Monte di pietà. Attraverso una complessa operazione di carattere finanziario e immobiliare, mediante la vendita ai padri Gesuiti dell’area di proprietà dei sanpaolini e l’accensione di una serie di prestiti fu acquistato il palazzo Nicolis di Robilant. L’analisi dei conti della Compagnia permette di identificare i progettisti e i capomastri che realizzarono la riplasmazione della nuova sede. Si evidenziano inoltre i rapporti finanziari esterni e interni di Opera del deposito, Casa del soccorso, Ufficio pio e Monte di pietà. Il saggio è corredato da documentazione relativa al censimento del 1705, ai contratti con i capomastri, ai rendiconti della Compagnia.
Lo studio di Andrea Merlotti, La Compagnia di San Paolo alla metà del XVIII secolo. Una élite politico-economica tra corte e municipalità, esamina i rapporti degli ufficiali della Compagnia con i due protagonisti della storia torinese di antico Regime. Attraverso l’utilizzo di fonti incrociate, e soprattutto degli elenchi degli iscritti alla confraternita, il saggio sottolinea il ruolo rivestito dalla Compagnia come centro di potere in grado di condizionare l’attività municipale torinese, mantenendo una sostanziale indipendenza. Come nel XVII secolo, anche durante il regno di Carlo Emanuele III molti ufficiali della Compagnia rivestivano cariche importanti nell’amministrazione sabauda e nel Municipio, dove viceversa molti decurioni – circa la metà nel 1730 – appartenevano alla Compagnia. Tra i profili di alcuni personaggi emblematico appare quello di Francesco Giacinto Gabaleone di Salmour, rettore della Compagnia, sindaco di Torino, capo del Consiglio di commercio, governatore dell’Accademia Reale, riformatore dell’Università e protettore del Collegio delle Provincie. Minore numericamente era la percentuale di ecclesiastici tra gli iscritti alla confraternita, ma considerando le loro carriere l’autore ipotizza che l’ingresso nella Compagnia costituisse una tappa per l’accesso alla corte e per la nomina episcopale, come nel caso dell’abate Michele Vittorio De Villa, nominato, dopo essere entrato nella Compagnia, vicario del vescovo e regio elemosiniere.
Titolo: Per una storia della Compagnia di San Paolo (1563-1853) – Vol. II
Curatori: W. Crivellin e B. Signorelli
Editore: Compagnia di San Paolo
Anno: 2005
W. Crivellin
B. Signorelli